Capogruppo del Partito Democratico del Municipio VII Ponente Genova

Quartieri di Edilizia Popolare: Da dove ripartire

L’articolo pubblicato su Ilsecoloxix.it il 02.03.2022 relativo agli sgomberi effettuati nel quartiere di Begato mi ha stimolato alcune riflessioni sull’abusivismo e l’emergenza abitativa nei quartieri di residenza pubblica che vorrei condividere con voi.Nell’articolo viene denunciata l’occupazione abusiva che purtroppo è figlia di un’emergenza abitativa alla quale le istituzioni non riescono a dare una risposta veloce ed organica: alla luce di circa 4000 richieste si assegnano, infatti, pochi alloggi.Tale fenomeno costituisce un rilevante problema sia per le famiglie in attesa dell’assegnazione che vedono posticipata la loro possibilità di avere un alloggio sia per la comunità che deve farsi carico di ulteriori costi per eliminare delle situazioni di illegalità che potrebbero invece essere prevenute.Credo che per poter risolvere il problema possa essere utile domandarsi come mai determinate situazioni si creano.In molti casi, coloro che occupano gli immobili sono persone rimaste senza lavoro e senza casa e ciò mette in evidenza il fatto che ci sia assolutamente bisogno di fare molto di più per affrontare situazioni di diseguaglianza sociale ormai sempre più crescente.Comprendo che i problemi e le criticità dei quartieri ERP siano molteplici e nella stragrande maggioranza dei casi non siano di facile soluzione, credo però altrettanto vero che uno dei motivi della non risoluzione delle problematiche sia dovuto alla mancanza di un piano organico di intervento che, nella maggior parte dei casi, viene lasciato alla sola buona volontà dell’amministratore locale di turno.A mio avviso l’edilizia popolare richiede un piano di azione e un programma di opere precise e mirate che non siano limitate al singolo sporadico intervento ma che facciano parte di un più grande piano, partendo dalla messa in sicurezza globale delle abitazioni.La manutenzione ordinaria, infatti, non può essere attuata su segnalazione dei singoli, ma deve essere eseguita secondo un preciso calendario e un’attenta programmazione.Se a questo aggiungiamo una carenza dei servizi si ha un quadro chiaro delle difficoltà di vivere in questi quartieri.Dal punto di vista dell’offerta commerciale, ad esempio, sarebbe opportuno mettere in atto un piano convenzionale per rendere appetibile l’apertura di piccole realtà al fine di mettere a disposizione dei residenti almeno la possibilità di acquistare beni di prima necessità.Tra mille criticità fortunatamente esistono le associazioni e i comitati che tentano con il loro impegno di colmare questi disservizi. Nel mio Municipio ad esempio, realtà come i comitati di quartiere, la comunità di Sant’Egidio , l’esperienza dell’associazione Pianacci le cooperative che operano nell’ambito del centro servizi sono, a vario titolo, testimoni di un tessuto sociale con il quale si deve collaborare e che soprattutto bisogna saper ascoltare.I quartieri di residenza pubblica devono essere visti come una risorsa e per questo devono essere curati e attenzionati come ogni altra parte della città, auspico quindi con forza che tutti gli addetti ai lavori, partendo dalle istituzioni romane, convergano sulla necessità di aprire agli stati generali dell’edilizia popolare pubblica mettendo a sistema risorse umane ed economiche per davvero rimettere al centro della discussione questo tema e per rimettere al centro le persone, soprattutto quelle più deboli.

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